🔥 Caccia alle streghe 4.0









C’è stato un tempo in cui per spiegare ciò che non si capiva bastava dire: “è colpa del demonio”. Oggi, basta dire: “è tutto un complotto”.
I secoli passano, le torce diventano smartphone, i roghi diventano thread su Telegram, ma il bisogno di trovare un colpevole resta identico.
In un mondo che ci bombarda di notizie, versioni, dati e smentite, orientarsi è diventato faticoso. E allora ecco il rifugio: la teoria del complotto.
Semplice, compatta, rassicurante: “Loro ci nascondono qualcosa”.
Chi siano “loro” non è mai chiarissimo, ma funziona lo stesso.
Del resto, chi può biasimare chi dubita? La storia non è stata tenera con la verità.
Armi chimiche che non esistevano, scandali insabbiati, pubblicità che promettevano la salute in un pacchetto di sigarette.
La diffidenza è figlia legittima del passato.
Ma il complottismo? Quello è un parente lontano, un po’ sopra le righe, che arriva a cena e rovina ogni conversazione.
Il complotto ha smesso di essere marginale
Un tempo restava nelle pagine peggiori dei forum. Oggi è dappertutto.
Complice la pandemia, che ha acceso il gas sotto ogni paranoia, e complice internet, che ha tolto il filtro a tutto.
Chiunque oggi può dire tutto a chiunque.
E se lo dice bene (o abbastanza urlato), magari diventa anche influencer.
Ma davvero tutte le teorie alternative sono assurde?
Non sempre. A volte il dubbio è sano. Il problema è quando il dubbio diventa una religione.
E chi fa domande viene messo al rogo digitale perché “non si fida della verità”.
Ma il complotto fa più danni o più bene?
Facciamo due esempi:
Quando il complotto svela una verità (vedi Watergate), diventa giornalismo d’inchiesta.
Quando il complotto convince la gente che i vaccini siano tracciatori 5G, diventa pericoloso.
Eppure, la linea è sottile.
La vera differenza sta nell’approccio: stai cercando risposte o solo conferme a quello che vuoi credere?
Il medioevo non è mai finito. Si è solo digitalizzato.
Un tempo bastava una diceria per mettere qualcuno al rogo.
Oggi basta una live su TikTok per convincere migliaia di persone che la Terra è piatta o che gli aerei rilasciano scie chimiche per controllare la mente.
La torcia ora è uno smartphone.
Il nemico, di nuovo, è chi prova a ragionare.
Ma la soluzione non è smettere di fare domande. È farle meglio.
Con un pizzico di metodo, di spirito critico e magari un fact-check ogni tanto.
Perché, alla fine, la verità non ha bisogno di urlare.
Basta che qualcuno sia disposto ad ascoltarla